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Non sarà un anno da Circo, ma il Luna Park c'è!

Altro che over 65 in letargo. Lui, Michele Pellerani, il gestore dell’unico Luna Park ticinese esistente, di anni ne ha solo 62 ma è fermo da 8 mesi. Le sue giostre si sono accese l’ultima volta alla Fiera di San Martino. Poi è spuntato il maledetto virus e la sua stagione itinerante non è potuta decollare a marzo, come tutti gli anni.

L’appuntamento di Agno però, quello tradizionale e più atteso, ci sarà. Il Luna Park aprirà il prossimo 10 luglio (con l’obiettivo di proporre divertimento sino a fine mese). Un po’ perché non è estate senza giostre. Un po’ perché otto mesi senza entrate rappresentano una casa degli orrori anche per chi è abituato a lottare ogni giorno con l’incertezza del maltempo e altre incognite.

«A differenza del circo, che riunisce centinaia di persone nel chiuso di un tendone, noi abbiamo la fortuna di poter lavorare all’aria aperta. Oltretutto il sedime qui ad Agno è molto ampio, circa 6.500 metri quadrati di spazio per il pubblico» spiega a Tio/20Minuti Michele Pellerani, in una pausa durante la posa delle attrazioni. All’obiezione dei contatti ravvicinati sulle varie “gondole”, il giostraio fa notare che «chi vuole stare da solo potrà farlo e se vuole stare in compagnia di un’altra persona non c’è problema. Nelle direttive Berna ha chiarito che il contatto ravvicinato non deve andare oltre i 15 minuti. Un giro in giostra non supera in media i 3 minuti. Non c’è quindi nessun pericolo».
Il coronavirus ha, in ogni caso, obbligato il Luna Park a cambiare pelle. Anche perché le direttive da rispettare non sono poche: «Naturalmente dobbiamo disinfettare le attrazioni e ogni cassa ha a disposizione del disinfettante per chi entra ed esce. Gli operatori porteranno inoltre la visiera o la mascherina, a seconda». La ripartenza delle giostre è anche - gli facciamo notare - una specie di atto di resistenza da parte dei giostrai... «Più che altro le nostre famiglie vivono di questo lavoro. Noi non abbiamo attinto dagli aiuti della Confederazione, ma i mesi passano senza guadagno. Se tutti sono aperti, dai ristoranti ai campeggi, passando per i lidi, non vedo perché noi no» osserva con realismo Pellerani. Che non si nasconde dietro un dito. «Non tutti, immagino, sono d’accordo. Ma il nostro piano di protezione è stato approvato dal Municipio. Dalla maggioranza almeno. Ora speriamo che Berna non cambi direttive. Si vive con la consapevolezza che ogni giorno la situazione può cambiare. Speriamo di no, perché le spese di chi collabora alla realizzazione di un villaggio del divertimento come il nostro sono importanti. Ogni attrazione di un certo livello richiede, in media tre-quattro viaggi, per essere installata e ogni viaggio costa un migliaio di franchi. Speriamo alla fine di coprire almeno le spese». A regalare speranza il fatto che questa è l’estate più magra di svago da decenni: «Sono sicuro che ragazzi e famiglie hanno una gran voglia di divertimento. In piena sicurezza».

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